Una bella recensione di Giusi Quarenghi!
DIRE FARE GIOCARE RACCONTARE CREARE
IL LIBRO DEI LIBRI, manuale per giocare a costruire libri, di Niccolò Barbiero e Giulia Orecchia, Salani Editore, Milano 2004 –

Barbiero Orecchia, IL LIBRO DEI LIBRI
Sono usciti vicini, questi due libri, e per lo stesso editore; vicini li ho visti in libreria, debitamente credo, per suggestione di titolo: ‘libro dei libri’ ben s’addice al manuale per fare libri, ma ‘libro dei libri’ è anche la Bibbia, per antonomasia. Leggendoli poi la loro vicinanza mi è parsa ancora più sostenibile e sostanziosa, e per ben più di una ragione.
La prima ragione di vicinanza è che sono ambedue libri ‘anche per bambini’ e non ‘solo per bambini’, non per i bambini da soli, a loro uso esclusivo. Sono piuttosto per bambini accompagnati, e per adulti che hanno la fortuna di accompagnarsi ai bambini, di avere tempo con loro.
La seconda è che ambedue sono dalla parte dei bambini, nel senso che tengono conto delle loro misure, delle loro mani e delle loro orecchie, della loro capacità e voglia di fare, della loro capacità e voglia di sapere, di domandare perché, di ascoltare. D’altra parte “davanti alla Bibbia ritorniamo tutti bambini”, si legge in quarta di copertina della Nuova Bibbia Salani (l’edizione rispetto alla quale questa può dirsi Nuova è quella del 1933). E bambini siamo tutti di fronte ad ogni cosa, ogni volta, che non sappiamo e che possiamo imparare. E siamo anche abbastanza stagionati, almeno alcuni, per sapere che da bambini si capiscono cose che da adulti non si capiscono più o si dimentica di aver capito; e che quindi essere bambini è insieme condizione di partenza e traguardo.
La terza è che sono ambedue libri per imparare la confidenza, quella che non solo non fa perdere la reverenza, ma addirittura favorisce la conoscenza. Confidenza con qualcosa che mette soggezione, qualcosa come LaParoladiDio e come ILibri, che di voce in capitolo per mettere soggezione non mancano, una giusta soggezione, non troppa e neppure troppo poca, come spesso invece è stata attribuita ad ambedue, piuttosto sciaguratamente, verrebba da dire. La confidenza che, grazie a questi libri, possiamo imparare invece, ce li avvicina entrambi, La ParoladiDio e Ilibri, li porta vicini ad ognuno di noi che possiamo così cominciare a “scavare il nostro pozzo”, come dice Origene, il pozzo della nostra possibilità di fare e di capire, di capire facendo e di fare capendo.
La quarta è che ambedue sono libri utili, nel senso che sono libri da usare, e nel senso che prendono e conducono per mano ad un uso efficace e non banale, creativo e non esecutivo, dando elementi per conoscere di più e meglio, per inquadrare debitamente quello che sta succedendo e che si racconta (nella Bibbia), quello che si sta facendo (nel manuale).
La quinta è che ambedue i libri parlano in modo piano, chiaro, diretto, semplice, senza per altro concedere nulla al facile, né del capire né del fare. E tenendo insieme pensiero ingenuo e pensiero critico, fanno fare quel cammino (circolare) che porta dalla precomprensione all’interpretazione .
La sesta è che ambedue non cercano scorciatoie per evitare le difficoltà. Il manuale propone capitoli anche per chi non si accontenta e vuole imparare a fare i libri difficili; Silvia Giacomoni non sorvola, non minimizza, non addomestica e tantomeno salta i passaggi più ostici e gli episodi meno digeribili. Li accoglie invece e li restituisce con parole franche e dirette, e con i relativi problemi di interpretazione, dentro un testo esegeticamente sorvegliatissimo e insieme aperto al confronto con letture altre e leggende d’altrove, prese dalla tradizione islamica, dal midrash (racconti o parabole della tradizione orale ebraica nati dalla ricerca, dall’indagine interpretativa attorno alla Parola, con l’intento di cogliere ogni risonanza di ogni parola, e anche di ogni segno, e trattino e silenzio, al di là della lettera), dagli insegnamenti rabbinici, dalla storia, dalla musica, dalla letteratura, dall’arte. Ne viene un testo vivo, mosso, dove “quei tempi” sono messi a confronto con i nostri, quegli uomini e quelle donne con noi, quei modi di vivere e morire con i nostri, quelle storie con le nostre storie, quel significare del linguaggio con il nostro: a pag 94, “capitolo cinquantuno, dove si spiega che cosa significa stracciarsi le vesti e Giuseppe abbraccia i suoi fratelli. I personaggi delle Bibbia si stracciano le vesti quando muore qualcuno oppure se capita qualche altra cosa terribile che non si può aggiustare. Ai tempi della Bibbia i vestiti erano più importanti di adesso. Dai vestiti si capiva uno da che paese veniva e che mestiere faceva. I vestiti erano anche ricamati, a volte con pietre preziose, si conquistavano in guerra e si lasciavano in eredità ai figli. Così, se uno si stracciava le vesti e restava lì tuto sbrindellato, perdeva la sua dignità, il suo stato sociale, la sua immagine, come uno che oggi buttasse nel mare la casa, l’auto, la moto, il telefonino.” Chiarezza esemplare. E geniale mi sembrano i tanti riferimenti alla grande arte pittorica per dare visibilità ai personaggi e concretezza agli episodi. Valgano per tutti due esempi: Davide era troppo giovane per fare la guerra, e magretto come lo ha scolpito Donatello a Firenze , a pag 265. E, a pag 267: Ma un giorno il cattivo spirito prende Saul di brutto e lui delira, dice cose senza senso. Per calmarlo, Davide canta , ma Saul gli tira addosso il giavellotto come nel quadro del Procaccini nel Duomo di Milano. Efficace, oltre che godibilissimo.
La settima è che ambedue non cercano né scivoli né passerelle, ma anzi si agganciano a tutte le irregolarità di superficie (del testo, nella Bibbia; della carta dei tagli e dei materiali, nel manuale) non per ridurle ma per esaltarle, e renderle feconde
L’ottava è che di ambedue si può dire che sono “Targum”, che fanno “targum”, nel senso che avvicinano alla Paroladi Dio e al Farelibri senza perdere l’ispirazione alta. Ambedue propongono e rinarrano il proprio oggetto facendosi carico del destinatario, di chi ascolta, di chi è lì con il libro in mano, e lo portano dentro il racconto, la storia, la Parola ; e dentro il fare i libri. E questo perché Niccolò Barbiero e Giulia Orecchia sanno bene di cosa parlano a proposito del fare libri; e Silvia Giacomoni racconta quel che racconta non come restituisse qualcosa che ha ascoltato ma, come dice Paolo De Benedetti, qualcosa che ha vissuto “con un piede sul Sinài e con l’altro a Milano, e non è un’impresa facile”!
La nona è che ambedue i libri fanno crescere chi li legge/usa, e insieme crescono con chi loro (Gregorio Magno diceva che la Bibbia cresce con chi la legge. E Levinàs sostiene che nella Bibbia c’è un senso per ogni lettore, che solo quel lettore può far nascere e svelare, o lasciare non-nato).
La decima è che ambedue sono l’occasione per capire qualcosa di definitivo, almeno per me che ultimamente diffido di parole come ‘sogno’ e ‘creatività’. E cioè che la parola del Signore è un martello. Dice il Signore: <>, a pag. 628 de La Nuova Bibbia.
E il manuale mostra piano piano bello bello come la creatività non è fare facile e immediato, ma è strettamente imparentata con le regole, la conoscenza dei materiali, il procedere per gradi, l’impegno, la precisione, la pazienza e il tempo.
L’undicesima, tanto per togliermi dalla sacralità del dieci, è che la Bibbia conferma il proverbio ebraico che “il mondo si regge sul respiro dei bambini” ; e che il manuale lo estende: anche sulle mani dei bambini, si regge il mondo.
E ambedue dimostrano come stare con i bambini richieda il massimo. Della leggerezza e dell’impegno, del gioco e del progetto, del mettere insieme cuore cervello e mani, a favore della tenerezza (e non dell’efficienza) del vivere. E allora, grazie.
Giusi Quarenghi
Luglio 2004
ADESSO, rivista di Spotlightverlag, Monaco di Baviera
IL LIBRO DEI LIBRI
Recensione a cura di Mario Trabalza, 2015
Per i bambini di oggi, attratti e distratti da giochi complicati, costosi, modernissimi e spesso inutili, il manuale scritto e disegnato dagli autori del fumetto di ADESSO, Niccolò Barbiero e Giulia Orecchia, è proprio quello che vi vuole. Nelle oltre 150 pagine si insegna ai bambini a costruirsi da soli un libro con pochi e semplici strumenti a portata di tutte le tasche. Simpatici disegni e semplici spiegazioni accompagnano, passo dopo passo, i bambini nel loro lavoro creativo. Seguendo la tecnica della “patella” si può ad esempio costruire il “libro delle Paure”, o il “libro 007” con la tecnica del “traforo” e tanti altri libri ricchi di soprese. Un modo per giocare, per divertirsi ma, al tempo stesso, per apprendere la manualità dando spazio alla fantasia. “Il manuale – spiega Giulia Orecchia – è anche uno strumento didattico utile agli insegnanti”. E proprio dalla sua esperienza di illustratrice che incontra i bambini nelle scuole è nata, assieme a Niccolò Barbiero, l’idea di dar vita al libro.
“Il libro dei libri” è stato anche approvato dall’A.Gen.Dis. (Associazione Genitori Disperati), un’associazione di genitori che promuovono attività interessanti per il tempo libero dei propri figli.
Il libro dei libri Manuale per giocare a costruire libri.
Niccolò Barbiero e Giulia Orecchia.
151 pp. Laboratorio Salani.