IL RARO ESEMPIO DI UN BUON ILLUSTRATO

Roberto Denti

IL RARO ESEMPIO DI UN BUON ILLUSTRATO

C’è un lupo con i buchi che ti fa passare la paura

Molta attenzione va rivolta ai libri per la prima infanzia: negli ultimi anni il settore è enormemente aumentato di produzione e di vendita. Ci si è accorti, finalmente, che il bambino è in grado di recepire, di partecipare, di emozionarsi alla lettura dell’immagine, che va supportata da parte dell’adulto con criteri che dovrebbero supporre un minimo di competenza. Competenza che riguarda: a) il livello delle illustrazioni; b) il contenuto del racconto.

Purtroppo siamo molto lontani dalla consapevolezza che ad ogni età il bambino ha bisogno di rispetto e che il libro è uno degli elementi fondamentali della sua crescita e che non si può utilizzare qualsiasi tipo di carta (di plastica o di stoffa) stampata, purché contenga immagini o storie raffazzonate per qualità o contenuti.

In questo ultimo decennio abbiamo assistito ad una produzione editoriale di medio livello: – i primi libri, cioè quelli in cui l’immagine è fine a se stessa senza rapporto con un qualsiasi tipo di racconto (perché servono ad aiutare l’interessato a costruire la capacità di rendersi conto che esiste un oggetto e la sua rappresentazione), hanno spesso figure poco chiare e colori inadatti;

– una seconda fase in cui compare un primo brevissimo o breve racconto: quasi sempre i libri si presentano con temi assurdi e con banali approssimazioni dal lato iconico; – il momento delle fiabe: l’adulto accetta quello che capita con dannose riduzioni di testi tradizionali e immagini di stampo sorpassato, quasi sempre scegliendo secondo un gusto dettato da stereotipi che tolgono al bambino ogni possibilità di esercitare l’immaginazione;

– storie e racconti nuovi: testi di tipo moralistico, in cui gli animali assumono dolciastri atteggiamenti antropomorfici. Animali preferiti: orsacchiotti, coniglietti, lupetti e qualche farfallina. In sostanza: una forte produzione, un buon consumo, un livello narrativo e figurativo mediocre e spesso pessimo. Nessuno pretende che ogni pubblicazione arrivi, soltanto per fare degli esempi, ai livelli di Piccolo Blu e Piccolo Giallo di Leo Lionni, o a Il Paese dei Mostri Selvaggi di Sendak, o alla Cenerentola di Roberto Innocenti. Ma certi parametri non dovrebbero mai venire dimenticati, non soltanto da chi pubblica un libro ma anche da chi lo compra.

Per questo, in mezzo a tanto grigiore, va segnalato il prezioso volume Lupo, lupo, ma ci sei? di Giusi Quarenghi e Giulia Orecchia (Giunti – Kids, pp. 24+10, € 6,90), stampato in robusto cartone, adatto per l’età in cui – anche attraverso la conoscenza delle fiabe di tradizione orale che, ricordiamolo, non dicono di «non aver paura» ma aiutano a capire che la paura può e deve essere superata – il bambino si avvicina appunto al problema della paura e ha bisogno di esorcizzarla. L’intento delle due autrici è quello di aiutare i bambini a rendersi conto che, se ci sono momenti – consci o inconsci – di paura, tali sensazioni possono essere sbagliate. Lo scopo è realizzato attraverso una storia che rientra nel paradigma della fiaba, senza morale esplicitata (come nelle favole) e senza mai cedere a convenzioni didascaliche.

La bambina protagonista crede di vedere il lupo in vari momenti della sua giornata ma poi si accorge che le immagini che vede – o crede di vedere – sono soltanto una parte di figure più complesse: il muso dell’animale, ad esempio, si rivela soltanto un branco di pesci nel mare. L’illusione è data da una pagina con “buchi” sagomati che offrono un’apparenza paurosa: si solleva la pagina e sotto si trova che tutto c’è tranne il lupo.

Così le orme si rivelano per le macchie di un leopardo, i denti esagerati per i segni sull’ala di una farfalla, la linguaccia per il petalo di un fiore, le zampe per i rami secchi di un albero, ecc… Il testo è ridotto all’essenziale in brevi piacevoli rime, le figure rispondono perfettamente alle indicazioni del racconto.

Libro utile per i bambini a livello concreto di equilibrio fra la “storia” e le “figure”: un’indicazione che si possono ottenere risultati ottimi se gli autori si impegnano e gli editori non si accontentano di stampare qualsiasi cosa tanto per rispondere a criteri di fatturato.

tuttoLibri La Stampa SABATO 11 OTTOBRE 2003